La pettorina che mettiamo quotidianamente ai nostri cani è l’evoluzione di uno strumento antico che risale a 14.000 anni fa e alle fredde terre dell’Antartide. Molto probabilmente le inventarono i Musher, i conduttori delle slitte trainate dai cani, per consentire l’aggancio degli animali; ed erano fatte per lo più di pelle di foca, poiché molto resistente. Materiali, forme e necessità di lavoro l’hanno plasmata sino ad arrivare alle più comuni forme che oggi conosciamo.
Ma perché la pettorina ha avuto questa forte espansione nel corso dei decenni? Il primo merito è senz’altro da attribuirsi all’utilità. I cani da milioni di anni ci affiancano nelle attività lavorative e di sussistenza, vedi pastorizia, allevamento ed agricoltura e sempre più pressante era la necessità di avere uno strumento che fosse comodo per l’attività quotidiana e sicuro per l’animale. Così arriviamo al secondo merito, la sicurezza; gli animali erano un aiuto indispensabile per la sopravvivenza, e la loro cura si è presto dimostrata fondamentale per l’espansione dell’essere umano.
La pettorina quindi è diventato lo strumento per eccellenza dei cani da lavoro in quanto più resistente e più sicura per l’animale stesso; trovando lo stesso consenso anche nei salotti di casa per comodità e praticità.
Ne esistono di molteplici tipi ma le più raccomandabili sono senz’altro le pettorine ad H; assicurano un movimento fluido e libero da vincoli per le articolazioni, non limitano la comunicazione posturale e non creano barriere tra i soggetti. Per noi umani sono da preferire perché sono più sicure in caso di bisogno (vedi un recupero in un fiume o da un crepaccio) e perché distribuiscono il peso su tutto il dorso del cane attraverso l’aggancio del guinzaglio sul baricentro del loro corpo, dandoci così la possibilità di avere più controllo quando necessario; inoltre il cane non riesce a sfilarsela in alcun modo.
Eccone un esempio semplice ed economico per tutte le taglie e tutti i gusti.